Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi
L'opera di Giuseppe Zimbalo, completata nel 1697, è un tipico esempio di architettura barocca, con la facciata arricchita da paraste, capitelli, volute e pinnacoli. La chiesa, oggi sede del Museo Diocesano, fu voluta dal canonico Francesco Monetta nel 1671 con la volontà di dedicare il monumento all’ordine dei Carmelitani Scalzi. Con alcuni rimandi alla cultura barocca salentina, l'edificio si caratterizza per la sua splendida facciata tripartita in tre ordini su cui spiccano i due pinnacoli raccordati da due eleganti volute. L’interno a croce latina, conserva le antiche testimonianze devozionali locali: la cappella dedicata ai Santi Medici si compone da cinque statue in cartapesta dei santi e una rilevante raccolta di ex voto. L’attiguo convento, dedicato ai Santi Gioacchino ed Andrea, si contraddistingue dall'ampio chiostro, è attualmente sede dell'Archivio di Stato. Fu abbandonato dai padri carmelitani causa della soppressione dei beni ecclesiastici nel 1807. L'interno è ad unica navata con transetto, con piccole cappelle laterali dove si possono ammirare pregevoli dipinti su tela del XVII-XVIII secolo, come quella di
S. Andrea sul primo altare a sinistra (dove si scorge in basso il castello Aragonese), la
Educazione di Maria Vergine (un'opera di Francesco Saverio Altobello) sul portone d'ingresso, la
Gloria di S. Teresa e quelle che ornano il soffitto. Interessante la macenula della
Madonna del Carmine e le statue in cartapesta dei
Santi Medici ai quali era dedicato il culto di una confraternita attiva sino al 1971.
Nella cappella della Madonna del Carmelo vi è una epigrafe che ricorda Aloysio Ferreyra, castellano dell'isola dal 1690 al 1710, che istituì il Monte dei Giannizzeri, una istituzione funzionante sino al 1940, che aveva lo scopo di aiutare economicamente donne e soldati spagnoli in difficoltà. La facciata della chiesa risulta arricchita da paraste, capitelli, volute e pinnacoli. Il portale architravato è affiancato da quattro nicchie con cornici in rilievo ornate da motivi floreali. L’aula mostra l’originale impianto tardo seicentesco in quanto i successivi interventi l’hanno solo parzialmente modificata. Tra gli arredi della fine del ‘600 figurano l’austero coro ligneo del presbiterio ascrivibile forse ad intagliatori dell’ultimo quarto del secolo. Le lesene lisce con capitelli corinzi, le volutine e le specchiature mistilinee che decorano gli stalli. Tra gli interventi settecenteschi vanno, invece, annoverate le decorazioni in stucco: testine alate, angioletti, volute, festoni con fiori e frutta. Insieme agli stucchi ed alle pitture concorsero alla renovatio settecentesca gli altari in marmi policromi intarsiati.