Statuetta in bronzo rappresentante due figure poste di profilo e abbracciate, vestite da chiton e capo coperto da imation. Il chitone era l’abito impiegato comunemente nella Grecia antica, una tunica di stoffa leggera chiusa da una cucitura. Fu interpretato in modo diverso dai Dori e dagli Ioni, popolazioni dell’antica Grecia. Il chitone dorico era più corto, semplice e senza maniche, costituito da un unico rettangolo di stoffa in lana o lino. Poteva essere appoggiato semplicemente sul corpo o indossato con una parziale sovrapposizione sulle spalle, disposizione questa più comune per le donne. Per chiuderlo si poteva ricorrere alla cucitura laterale, a fibbie o bottoni in modo da formare un drappeggio. Il chitone ionico richiedeva un pezzo di stoffa di lino o lana molto più lungo, e veniva tenuto insieme da cuciture o fermato con piccoli spilli lungo tutto il corpo. All’altezza della vita l’eccesso di stoffa era fermato dallo zoster, una cintura che determinava un drappeggio che poteva anche originare due ampie svasate maniche; in epoca successiva un’ulteriore sottile ed elegante fettuccia veniva posta, a vista, sotto il seno. Poteva appoggiare su entrambe le spalle oppure solo sulla spalla sinistra, lasciando quindi libera la destra, soluzione preferita da coloro che svolgevano mansioni manuali. L’imation era un mantello drappeggiato che, per lo più, partendo da una spalla, girava dietro il dorso e tornava sul davanti ed era portato dalle donne sopra al peplo o al chitone.
Nella statuetta esposta al Museo Diocesano di Brindisi le figure poggiano su base a figura. A tergo presenta un foro circolare per sospensione o areazione. Risale al III sec. a. C. ed è alta cm. 13